martedì 10 maggio 2016

Sistema immunitario sociale


La generale idiozia dell'umanità è tale che si possono muovere
gli uomini a furia di parole
   di Matteo Tassinari
Mi giustifico attraverso le metafore. È indubbio, ormai. Ho qualche problema con quello che mi piace chiamare "sistema immunitario sociale", ovvero, quella parte di me che si attiva nel momento in cui vivo. Semplicemente. Mi protegge come un antivirus, si aggiorna in continuazione. Ma c'è un bug. Io. Non riesco a starmi dietro, mi rincorro ma mi sono stancato ancora prima di cominciare, eppoi ho sempre freddo, vivendo dove tutto è gelato. Anche il rumore. Vorrei andare a sud, dove il freddo non si acquatta simile a un leopardo di neve in attesa di avventarsi su di noi. Ma oggi sto in una botte di freddo.
Internet può essere fonte di idiozia per chi crede di abitarne il centro.
In realtà la vera dimensione della Rete, è la periferia
 Parlate di me?

Recito la mia parte
Cerco risposte, non partendo da domande. Di solito da convinzioni. Sono estremamente pieno di me proprio ora che le limitazioni aumentano come i girasoli a maggio, nel vano tentativo di non accorgermi che basta pochissimo a mandare in tilt il meccanismo. Funziona più o meno cosi. Esco di casa ed entro in scena. Come fossi un navigato drammaturgo, recito la parte, interprete di me stesso.
Il teatro è tutto ciò che mi si presenta davanti ed ha la minima possibilità di interagire con il mio personaggio. Mi piacciono anche le similitudini, lo ammetto. Adoro paragonarmi alle cose inanimate. Sono come una mensola mal fissata al muro in una stanza disordinata. Voglio evitare chiunque sia un po' specialista perché, a rigor di termini, è un idiota. Del resto lo sappiamo che uno stupido è un idiota che non ha fatto carriera. Lo stesso Albert Einstein era incerto su un punto: "Solo due cose sono infinite, l’universo e la stupidità umana, e non sono sicuro della prima".
No, parliamo di te
Oggi sono in forma
Un idiota è un idiota. Due idioti sono due idioti. Diecimila idioti sono un partito
       Mi masturberò   
   col mio ego
Checco Zalone
O come una noce sotto la gamba di una sedia in bilico tra la possibilità di rompersi e di scivolare. Cerco il dietro le quinte delle giornate. Ma non è così semplice come pensavo. C'è un sottilissimo corridoio tra ciò che va in scena e ciò che sta dietro. Talvolta l’autentico spettacolo non avviene sulle asse chiodate del teatro, ma dietro le quinte, dove ci sono le regole solo se le rispetti. E questo, ovviamente, sconvolge il sistema di cui sopra. Come mettere un gelato in forno.
Come cenare in una lavatrice e farsi spingere da qualcuno Start. Recito anche quando sono da solo, (in)sicuro di potermi convincere che c'è un pubblico dietro la finestra. Dondolo sulla poltrona come il protagonista di un serial, sfrutto i tempi morti per creare suspence. Sono un rifiuto che si ridda su se stesso. Felicemente, mi masturbo del mio ego, in un perenne coito interrotto. Ho paura degli specchi, ma ne sono attratto. Sono un'icona. Sono una Rock Star. Una spilletta. Uno sticker che non si stacca più. Pomata burracao. Logorato ante tempum. Sono un marchio registrato per sbaglio ad Arcore. Qualcuno mi porti in tribunale, per favore. O al manicomio, va bene lo stesso.